Ucciso da chi doveva proteggerlo
L'articolo e' stato pubblicato sul Football & Life il 16 marzo 2025
Iñigo Cabacas Liceranzu, 28 anni
A Bilbao, nel 2012, durante le partite dell’Athletic Club, c’è una sensazione di euforia: Marcelo Bielsa ha dato alla squadra un gioco spettacolare ed efficace, che appassiona i tifosi.
L’Athletic ha l’opportunità di arrivare in finale in Europa League, dopo una delle vittorie più strabilianti: una lezione di calcio a Old Trafford contro il Manchester United di Sir Alex Ferguson.
Il 5 aprile i rojoblancos ospitano nei quarti di finale lo Schalke 04, battuto all’andata a Gelsenkirchen per 4-2. Prima del fischio d’inizio, il capitano dell’Athletic Andoni Iraola accompagna Raúl, ex attaccante del Real Madrid e capitano della squadra tedesca, ad omaggiare la statua di Pichichi con un mazzo di fiori, come da tradizione per le squadre che per la prima volta giocano al San Mamés.
La partita è accesa, gli ospiti vanno in vantaggio due volte, con Huntelaar e Raúl, ma i gol di Ibai Gomez e Susaeta fissano il risultato sul 2-2. La gara termina dopo le 11 di sera. I tifosi bilbaini escono soddisfatti dal San Mamés: c’è chi torna subito a casa c’è chi rimane per l’ultima birra della serata nei locali adiacenti lo stadio.
Il dramma di Calle Maria Diaz de Haro
Alcuni tifosi si dirigono nelle Pozas, non lontano dal San Mamés. Le strade limitrofe allo stadio sono chiuse al traffico, eccezion fatta per gli addetti ai lavori ed il servizio pubblico. Da lì a poco, diverse camionette della Ertzaintza, la polizia autonoma dei Paesi Baschi, si fermano in via Sabino Arana, la strada principale che collega la città allo stadio.
Le sirene. Gli spari. Le urla.
Iñigo Cabacas, un ragazzo di 28 anni soprannominato Pitu, rimane a terra in Calle Maia Diaz de Haro.
La Ertzaintza ha fatto esplodere dei proiettili di gomma e, uno di questi, ha colpito il volto di Iñigo. Una giovane donna di Malaga, nonostante gli spari, riesce a fermare l’emorragia in attesa dei soccorsi.
Portato in ospedale, Iñigo rimarrà in coma per tre giorni prima di morire il 9 aprile. Cabacas sarà la quarta persona a morire, nei paesi baschi, a causa di questi proiettili.
Nel 2011 l’Unione Europea aveva emanato una raccomandazione che invitava a non dotare le forze dell’ordine con proiettili di gomma.
Il luogo dove è stato ucciso Iñigo Cabacas
Le prime ricostruzioni parlano di scontri tra tifosi locali e tifosi tedeschi, poi solo di scontri tra tifosi, di scontri con la polizia, di un alterco tra due persone. Questo cambio di versioni dà subito l’impressione che la ricerca della verità sarebbe stata durissima.
Il ministro dell’interno del governo basco, Rodolfo Ares, membro del partito socialista, conferma la versione della polizia, la quale avrebbe sedato gli scontri: «la morte di Iñigo potrebbe essere stata una negligenza o un incidente; l’impeccabile comportamento della polizia non può essere messo in discussione a causa di un solo errore», negando così le responsabilità della Erztaintza e addossando la colpa al «clima di violenza che insorge tra le strade, creato dalla sinistra indipendentista».
Le testimonianze raccolte smontano però la versione ufficiale di scontri in Calle Maria Diaz de Haro, sottolineando la brutalità di alcuni poliziotti che sono intervenuti.
La famiglia Cabacas si sente pugnalata dalle parole delle istituzioni: «non si può chiamare incidente. Un attacco brutale, ingiustificato e sproporzionato, con diverse persone ferite e la morte di Iñigo. Non può essere chiamato incidente».
Il partito di sinistra nazionalista Eusko Alkartasuna rimanda al mittente le insinuazioni e sospetta che possano esserci degli insabbiamenti da parte dei politici e delle forze dell’ordine: «la morte di Cabacas non ha nulla a che fare con il conflitto politico tra sinistra basca e istituzioni».
Chi sta dicendo la verità sul caso Iñigo Cabacas?
Tra le tantissime voci che si alzano, ce n'è una che rimane silenziosa e al contempo assordante a Bilbao: l’Athletic Club, la squadra del cuore di Iñigo, non rilascia altro che freddi comunicati di cordoglio.
Il giorno del funerale di Iñigo, il capitano Carlos Gurpegi, José Angel Iribar e l’ex difensore Aitor Ocio saranno presenti, ma in forma privata e non in rappresentanza del club.
L’Athletic rende omaggio a Cabacas con un minuto di silenzio nella partita successiva e con una maglia di cordoglio indossata dai giocatori. Troppo poco per il tifo organizzato, che rimane in silenzio per i successivi nove minuti per poi abbandonare lo stadio, nonostante la dedica di Llorente dopo il suo gol.
Fernando Llorente dedica il suo gol a Iñigo
Su molti campi di calcio vengono esposti striscioni in ricordo di Iñigo, a partire da quello della Real Sociedad, tifoseria con la quale si celebrerà insieme il ricordo di Aitor Zabaleta, assassinato nel 1998 da un estremista di destra dell’Atletico di Madrid.
Anche in Italia alcune tifoserie espongono striscioni per Iñigo Cabacas.
Le tifoserie di Athletic e Real Sociedad in memoria di Iñigo e Aitor
I genitori di Iñigo, Josefina Lizeranzu e Manuel Cabacas, chiedono giustizia: «Pitu non ha ucciso nessuno, non siamo colpevoli; hanno ucciso nostro figlio. Devono pagare, anche se sono l’Erztaintza».
Iñigo era un dipendente di banca che nel tempo libero, quando non era allo stadio, aiutava i suoi genitori nella gestione di un bar nel quartiere di Indautxu e non aveva nulla a che fare con la militanza politica.
Si percepiva che gli incidenti del 5 aprile fossero solo un pretesto della polizia per intervenire in luoghi di solito frequentati da militanti nazionalisti affiliati ad abertzale.
Per molti oramai era chiaro che l’Erztaintza perseguisse la sua personale vendetta nei con-fronti di simpatizzanti dell'ETA (Euskadi ta Askatasuna – “Paesi Baschi e Libertà” - organizzazione armata terroristica basca nazionalista/indipendentista), cercando militanti nei gruppi organizzati dell’Athletic.
L’ETA aveva annunciato la cessazione definitiva della sua attività armata da un anno, per poi sciogliersi definitivamente nel 2018 e soltanto dopo aver lasciato dietro di sé una lunga striscia di sangue. Ciò nonostante, la polizia sempre più spesso ricorreva alla violenza ingiustificata, come durante lo sciopero generale del 29 marzo dello stesso anno, che ha portato a svariati arresti, denunce e feriti, motivando le aggressioni come difesa verso manifestazioni riconducibili all’indipendentismo.
L’Erztaintza si rende di nuovo protagonista in negativo, sfoderando ancora i manganelli pochi giorni dopo la morte di Cabacas, quando i familiari della vittima e gli amici stavano tenendo una conferenza stampa, non autorizzata ma pacifica, davanti al tribunale di Bilbao e agli occhi di giornalisti e passanti.
Una manifestazione per chiedere giustizia per Iñigo
La giustizia ha molta difficoltà a recuperare prove ed informazioni: i regolamenti interni della polizia impediscono la divulgazione dei fascicoli disciplinari e l'indagine interna viene assegnata al commissario Jorge Aldekoa. Il materiale consegnato alla giustizia risulta insufficiente e non consente una ricostruzione competa dei fatti.
Intanto, sei poliziotti della Ertzaintza vengono sospesi, per motivi organizzativi e cautelari, senza che vengano rilasciate altre informazioni.
L’iter giudiziario procede a rilento, e, a parte le testimonianze dei presenti in Calle De Haro, la giustizia trova parecchi ostacoli. Si viene a sapere, tramite gli avvocati della famiglia Cabacas, che «le perizie hanno mostrato che uno degli agenti si trovava nel perimetro esatto e alla giusta distanza dal quale è stato sparato il proiettile che ha colipito Iñigo».
Il processo da parte del tribunale ricostruisce alcuni passaggi di quel triste giovedì sera: la donna che aveva prestato soccorso a Iñigo, nella sua testimonianza, afferma che «un uomo vestito di rosso (la divisa degli agenti antisommossa) ha sparato di continuo in linea retta verso il luogo in cui si trovava la vittima».
Inoltre, si viene a sapere che i furgoni che si erano precipitati in calle De Haro non erano specializzati in azioni antisommossa, tant’è che viene dimostrato che solo un agente indossava la giacchetta rossa sopra la divisa blu ordinaria, diversamente da tutti gli altri agenti che aprirono il fuoco.
La testimone aggiunge anche altri fatti agghiaccianti: «un poliziotto, con la mano sul manganello, mi ha detto che avrei dovuto andarmene se non volevo avere problemi […] Alla questura via radio non hanno comunicato che (Iñigo) era rimasto ferito: "Dev’essere svenuto", avevano detto».
L’ambulanza è riuscita a caricare Iñigo solo quasi a mezzanotte, circa 20 minuti dopo essere stato colpito.
Gli agenti coinvolti saranno ascoltati solo tre anni dopo il fatto. Tra le prove raccolte vengono divulgate le controverse conversazioni tra i poliziotti intervenuti in calle De Haro: le comunicazioni interne tra le pattuglie della l’Erztaintza giunte sul posto e il commissariato di Deusto (distretto di Bilbao) hanno rivelato che un ufficiale, col nome in codice Ugarteko, ordinò una carica nonostante i suoi agenti gli avessero riferito che tutto era tranquillo e che la situazione era “in controllo”.
Alle 23:40, dopo una prima carica, gli agenti ripeterono al commissariato che non vi erano motivi per intervenire ma, ciò nonostante, Ugarteko fu categorico: «vi ripeto gli ordini perché vi siano ben chiari: entrate nel vicolo con tutto ciò che abbiamo, entrate nella Herriko (taverna popolare, in basco)».
Il ricordo e le proteste dei tifosi dell'Athletic al San Mamés
Nonostante l’omertà delle forze dell’ordine, le investigazioni hanno portato a nuove rivelazioni: i fucili utilizzati furono immediatamente ripuliti, cancellando ogni traccia e si scopre che molti agenti non avevano né l’addestramento né l’esperienza nell’utilizzo di questa tipologia di armi. L'esempio lampante è il fatto che parecchi agenti avevano predisposto la funzione F, ossia la più potente, sulle armi con cui avevano sparato, credendo significasse “flojo” (debole) invece che “fuerte”; «non eravamo a conoscenza del potere letale dei proiettili di gomma» commenta un comandante della Erztaintza. Inoltre, diverso materiale trovato nei magazzini risulta in pessimo stato e senza una corretta manutenzione.
Un comandante della Brigata Mòvil (agenti antisommossa) conferma di non aver mai ricevuto richiesta di intervento in calle De Haro, rimanendo sempre in prossimità dello stadio, ed ha dichiarato: «hanno mandato lì degli agenti che non avevano mai sparato […], sono persone che svolgono attività di ordine pubblico. Eravamo pronti ad intervenire ma non ci hanno mai contattato. Avrebbero dovuto operare diversamente, non sparando pallottole di gomma».
Tu, amico
La prima sentenza del tribunale viene emessa nel 2018 ed è un colpo tremendo per la famiglia Cabacas: cinque dei sei agenti sotto processo vengono assolti «per l'impossibilità di individuare l'autore materiale dell'omicidio e il nome dell'ufficiale che dal commissariato ordinò di "entrar con todo en la herriko!”».
Il sesto agente, quello di grado più alto, viene condannato a due anni di reclusione per «non aver impedito una carica inutile», nonostante avesse detto al comando, per tre volte, che non c'era motivo di caricare.
La legge spagnola, con mancanza di precedenti penali, non applica le condanne a due anni di reclusione, evitando così il carcere al poliziotto, che da poco tempo si era peraltro ritirato in pensione.
Mikel San José, giocatore dell’Athletic Club che negli anni si è avvicinato alla famiglia Cabacas, commenta la sentenza: «no murió, lo mataron, y les ha salido barato» (non è morto, è stato ucciso, e senza pagarne il prezzo).
Jorge Aldekoa, che era stato promosso a capo della l’Erztaintza un anno prima, si dimette dopo la sentenza del tribunale. «È l'unico comandante dell'Ertzaintza che si è dimesso in 40 anni» - è l’amaro commento dell’avvocato della famiglia Cabacas, Jone Goirizelaia, deputata del parlamento basco con il partito di Heuskal Herria Bildu, sinistra indipendentista; «la famiglia Cabacas mi dice sempre che non hanno mai ricevuto alcune scuse da parte delle autorità. È un grande dolore per loro».
Nel 2021 la Corte Suprema spagnola conferma le condanne di primo grado, respingendo sia il ricorso del poliziotto condannato, sia quelli dei genitori di Iñigo, che chiedevano pene anche per gli altri agenti a processo e chiudendo così definitivamente il caso, con un senso di profonda ingiustizia.
Negli anni il ricordo di Iñigo non si è mai affievolito, con manifestazioni e cortei. In città, più di un balcone espone lo striscione “Iñigo justicia”, mentre i vari gruppi di tifosi dell’Athletic si sono uniti nel collettivo Iñigo Cabacas Herri Harmaila (curva popolare).
Lo striscione dei Leones Italianos-Itaiako Lehoiak: "Ciao Iñigo! Sarebbe bello averti qui con noi"
Dopo la morte di Pitu fu creata la piattaforma “Iñigo gogoan” (nel ricordo di Iñigo), per denunciare gli abusi della polizia che hanno portato all’uccisione di Iñigo, che ha aiutato a supportare l’associazione “stop balas de gomas” e ha portato all’introduzione dell'obbligo di numero identificativo sulle divise delle forze dell’ordine, che precedentemente non esibivano, potendo così rimanere anonimi.
Il 5 aprile 2013, un anno dopo e nel luogo in cui fu ferito Iñigo, si è tenuto un evento commemorativo in cui, oltre a moltissima gente, erano presenti anche Fina e Manu Cabacas, che hanno potuto abbracciare la ragazza che ha soccorso Pitu: «ti ringrazio per averlo tenuto tra le tue braccia e per non averlo lasciato morire per terra come un cane», sono state le parole del padre, che ha inoltre chiesto «giustizia e garanzie che situazioni simili non si possano mai più ripetere».
Durante la manifestazione è stata affissa una targa con l’immagine di Iñigo, mentre la gente cantava una canzone incisa dal gruppo Jare in memoria di Pitu: “Zu lagun”, tu amico.
L'abbraccio tra Fina Cabacas e Franz Scordamaglia
I Leones Italianos-Italiako Lehoiak nel punto in cui è stato affissa la targa ad Iñigo Cabacas
Autore: Lodovico Monoli
Fonti / letture consigliate:
https://infoaut.org/conflitti-globali/inigo-cabacas-la-guerra-contro-i-baschi-non-conosce-tregua
https://www.eldiario.es/euskadi/diez-anos-cabacas-cupula-ertzaintza-nego-pelotas-goma-joven-agonizando_1_8884547.html
https://www.eldiario.es/euskadi/euskadi/ultima-pelota-ertzaintza-cabacas-fusilando_1_1891180.html
https://www.elmundo.es/elmundo/2012/04/12/paisvasco/1334223761.html
https://elpais.com/noticias/inigo-cabacas/
https://web.archive.org/web/20130409011736/http://gara.naiz.info/paperezkoa/20130406/396285/es/La-familia-Inigo-Cabacas-exige-justicia-otro-modelo-policial
https://www.elmundo.es/pais-vasco/2018/11/29/5bffe8e0fc6c8301438b462d.html