ATHLETIC CLUB: Simón; Areso (82’ Gorosabel), Vivian, Laporte (33’ Paredes), Berchiche; de Galarreta (66’ Rego) Jauregizar; Berenguer, Sancet (82’ Izeta), N. Williams; Guruzeta (66’ U.Gómez). All. Valverde ATLETICO DE MADRID: Oblak; Molina (62’ Ruggeri), Lenglet, Hancko, Pubill; Simeone, Barrios, Gallagher (46’ Koke); Nico Gonzales (72’ Raspadori); Almada (62’ Sorlot), Alvarz (65’ Griezmann). All. Simeone gli higlights di Athletic Club – Atletico de Madrid
Ci sono momenti precisi in una stagione che possono indirizzare o cambiare il corso degli eventi. Partite chiave, singoli episodi, gol importanti, insomma qualsiasi cosa che sia in grado di far svoltare un percorso fino a quel punto accidentato o poco lineare. La partita contro l'Atlético Madrid di sabato scorso potrebbe configurarsi come uno di questi momenti. Per la prima volta quest'anno, infatti, abbiamo visto un Athletic solido e volitivo per 90 minuti, molto concreto in fase di non possesso, estremamente aggressivo nel pressing e con le idee chiare davanti. Un Athletic che, come ben sanno i tifosi che non si perdono un match, in questi primi tre mesi di campionato solo a tratti è stato all'altezza delle prestazioni dello scorso anno.
Valverde sceglie la coppia Laporte-Paredes al centro della difesa, con Areso a destra e Yuri a sinistra; a centrocampo giocano Ruiz de Galarreta e Jauregizar, mentre il trio offensivo dietro Guruzeta è formato da Nico, Sancet e Berenguer.
Fin dalle prime battute l'Athletic appare perfettamente centrato e consapevole del piano gara: pressione alta, interruzione delle linee di passaggio tra il mediano Barrios e la coppia di centrocampisti Almada-Gallagher e ripartenze immediate una volta ripreso il controllo del pallone.
L'intensità è alta e, come sempre contro la squadra di Simeone, non mancano contrasti duri e proteste plateali. Ad avere la prima occasione sono proprio i colchoneros al 18', ma Unai Simón risponde da campione (di piede) al tiro al volo di Almada su cross di Álvarez. D quel momento è un monologo dei Leoni, che sfiorano il gol con un colpo di testa di Sancet e una splendida azione personale di un Nico Williams in grande spolvero, ma pagano l'evanescenza di un Guruzeta ancora lontanissimo dai fasti di due anni fa.
Al 30' brutta tegola per Valverde: Laporte cade male proteggendo un pallone in uscita e si procura una lesione muscolare, che dovrebbe tenerlo fuori fino all'inizio dell'anno prossimo. Al suo posto entra Vivian, ma la squadra non perde in efficacia difensiva.
La ripresa vede un calo abbastanza vistoso del ritmo di gara, anche perché i padroni di casa hanno poche alternative in panchina e i colchoneros, dopo la sconfitta rimediata al Camp Nou, sembrano volersi accontentare del punto in trasferta.
Gli allenatori mischiano un po' le carte con i cambi e Valverde torna a proporre Unai Gómez come falso centravanti, ma l'equilibrio non si spezza. È comunque l'Athletic ad avere le occasioni migliori, prima con un colpo di testa alto di poco di Parades e, al 76', con un'altra bellissima azione personale di Nico, che salta secco Sorloth in area ma non riesce a sorprendere Oblak con il calcetto di punta sul primo palo.
Quando tutto sembra apparecchiato per lo 0-0, il match si anima all'improvviso al minuto 84: prima Sorloth chiama alla parata in tuffo Unai, quindi - sul ribaltamento di fronte - Nico trova al limite Berenguer (fin lì piuttosto evanescente), che calcia di prima e piazza il pallone alle spalle di Oblak grazie a uno splendido sinistro liftato. È il gol della vittoria per gli zurigorri, che resistono senza troppi patemi all'assalto finale dell'Atlético e portano a casa tre punti preziosissimi, issandosi in settima posizione a un solo punto dal Betis (che ha però una partita in meno).
Quando Sancet e Nico girano, l'Athletic vince: sembra una banalità, e anzi sicuramente lo è, ma nessuna squadra può prescindere dai suoi uomini migliori e noi non facciamo eccezione. Purtroppo i nostri due alfieri hanno iniziato la stagione martoriati da problemi fisici e, fin qui, sono stati molto al di sotto dei loro standard. Un fattore esiziale per la squadra, che infatti ha segnato e vinto molto meno di quanto avrebbe potuto.
Valverde, bontà sua, sta cercando una soluzione all'annoso problema del centravanti, ma non può creare dal nulla un novello Aduriz ed è qui che servono uomini in grado di sopperire alle polveri bagnate di Guruzeta, alle normalissime difficoltà di adattamento di Unai Gómez e all'inadeguatezza di Izeta.
Sotto adesso col PSG, per tentare di raddrizzare una campagna Champions fin qui dimenticabile. Non sarà facile, anche perché la squalifica di Paredes obbligherà il mister a una soluzione creativa per sistemare la difesa, ma se i ragazzi giocano come sabato nulla è precluso.
Edoardo Molinelli